La Roma vince 3 a 2 all’Olimpico contro un Pescara davvero ostico. I giallorossi dopo i primi 10 minuti sembravano aver già chiuso la par...
La Roma
vince 3 a 2 all’Olimpico contro un Pescara davvero ostico.
I
giallorossi dopo i primi 10 minuti sembravano aver già chiuso la partita con
doppietta di Dzeko e tutto faceva pensare ad una goleada, però nel secondo
tempo gli uomini di Oddo hanno accorciato le distanze sia sull’1 a 2 che sul 2
a 3, per poi chiudere la partita in grande sofferenza ma tenendo il risultato.
Ai
microfoni di Sky è arrivato il tecnico del Pescara, Massimo Oddo.
Mangiante: Il
Pescara è riuscito a mettere in difficoltà la Roma, soprattutto nel finale.
Oddo: Sì,
ma resta il fatto che ce la siamo complicati da soli. Se perdi la ragione va
sempre a chi vince. Abbiamo preso subito due gol. Almeno c’è stata una buona reazione
ed abbiamo provato a dare il massimo, ma non abbiamo portato punti a casa.
Mangiante: Perché
questa partenza shock? C’è stato un approccio sbagliato? Ad esempio sul gol di
Dzeko, il difensore è rimasto dietro al centravanti.
Oddo: Quando
prendi gol ci sono sempre errori. Nel primo caso abbiamo perso la marcatura. Purtroppo
abbiamo preso due gol in pochissimi minuti. La reazione c’è stata e forse
avremmo meritato qualcosa in più.
Bergomi: Il
primo tempo ti ha convinto che è meglio affrontare le squadre con il tuo modulo
passando alla difesa a 4 come hai fatto il secondo tempo?
Oddo: Io ne
ero sempre stato convinto, però purtroppo oggi avevo un solo centrale difensivo
di ruolo con 4 fuori. All’inizio non me la sono sentita di mettere un terzino
come difensore centrale cercando di individuare le loro caratteristiche di
squadra. Ovviamente dobbiamo limare i nostri errori, ma questa è la nostra
strada.
Leonardo:
Qualche anno fa le squadre neopromosse non potevano pensare di giocare in
maniera propositiva, mentre oggi sì. Credi che una squadra come il Pescara possa
farlo per tutto il Campionato o è solo per le caratteristiche dei giocatori che
hai?
Oddo: Se
avessi avuto una squadra fisica e poco tecnica non avrei potuto giocare così.
Abbiamo sposato un progetto due anni fa scegliendo determinati giocatori che ci
consentissero di giocare palla a terra, con qualità e velocità ed abbiamo
continuato su questa linea anche quest’anno. Poi bisogna dire che abbiamo avuto
tante defezioni, perché Gyomber e Verre sono giocatori fondamentali, Bahebeck è
la punta che doveva fare la differenza ma ha fatto 20 allenamenti con la
squadra. Purtroppo nel calcio succedono queste cose e per una squadra come il
Pescara è difficile sostituirli e poi alla fine si vedono quei ruoli dove
manchiamo un pochino.
Sono
convintissimo che la strada nostra può essere questa perché abbiamo questo tipo
di caratteristiche.
Caressa: L’impressione
che si ha è che le ultime 3-4 squadre siano molto più in basso rispetto alle
altre. Sei convinto che questa squadra sia attrezzata per la Serie A?
Oddo: Così
no, ma al completo sono straconvinto che avremmo avuto almeno 5-6 punti in più.
In una squadra giovane come la nostra poi subentrano tanti fattori, come ad
esempio il fatto di giocare bene ma senza ottenere risultati e lì inizi a
perdere qualche certezza. Al momento le mancanze che ho avuto sono state
pesanti e sono straconvinto che se non le avessi avute avremmo avuto qualche
punto in più.
Se la
squadra risponde sempre così sono davvero molto fiducioso, perché il campionato
è lungo, perché abbiamo valori tecnici, umani e sicuramente possiamo uscire da
questo momento.
Caressa: A
cosa è dovuto questo calo che vediamo spesso in questa Roma?
Spalletti: Se
non fossimo andati sul 2 a 0 non ci sarebbe stato il momento dove abbiamo perso
equilibrio e sbagliato troppi palloni facili. È in questi momenti che sembra la
situazione sia facile e gestibile che noi concediamo troppo. Se non ci fosse
stato il 2 a 0 non ci sarebbe stato il calo.
Caressa:
Quindi bisogna andare sotto per poi vincere tranquillamente? (ride)
Spalletti:
Il nostro problema è che quando iniziamo a far girare la palla e le cose
iniziano ad andare bene proseguiamo su quella strada senza capire quando è il
momento di rallentare, quando è il momento di muovere la palla, quando è il
momento di capire quando un terzino deve salire e l’altro deve restare con i
centrali, quando è il momento di fare il numero con gli attaccanti, quando è il
momento di tenere palla e di farla girare di prima e fare semplicemente
possesso: dobbiamo migliorare in questo, nella scelta dei momenti. Sul 2 a 0
non si possono perdere palloni e farsi trovare in inferiorità numerica, come è
successo stasera.
Mangiante:
C’è stato anche un po’ di “piedino”, tanto per citare un neologismo di
Spalletti, con la palla che scotta nel finale?
Spalletti:
Quello ti succede involontariamente, perché quando poi le cose le fai facili,
sbagli quei due-tre palloni, poi lo stadio inizia a rumoreggiare un po’, perché
è un pubblico che ha visto campioni importanti e quindi si accorge della
situazione. Quindi in questo momento di confronto qualità qualcuno abbassa la
sicurezza e la tranquillità di ricerca di giocate. Dobbiamo assolutamente
crescere perché abbiamo fatto vedere che quando riusciamo a fare la partita su
livelli importanti facciamo buoni risultati, mentre in altri momenti ci succede
di abbassare i ritmi e l’attenzione.
Mangiante: Come
si trovano Dzeko e Perotti insieme? Il primo poi è arrivato a 17 gol in 20 partite ed
in tutta Europa meglio di lui hanno segnato più di lui solo Messi e Cavani.
Spalletti: Sono
sicuramente buone cose i gol fatti, le statistiche i numeri, ecc. Però ci sono
anche altre cose da vedere: ci sono anche altri palloni da gestire, da tenere
dove si tiene troppo il pallone tra i piedi. Bisogna vedere anche che gli
esterni a turno devono rientrare e dare una mano al centrocampo, altrimenti i
due mediani devono coprire 60 metri in grande ampiezza. Ci manca un po’ di
compattezza di squadra e poi non siamo fatti per i duelli fisici in tutti i
momenti della partita.
Mauro: Credo
che il DNA della tua squadra sia quello che hai raccontato ora. Come si fa a
risolvere adesso? Perché batti su queste cose da due mesi ormai, sulla
mentalità, sull’intensità ed è sempre più complicato. Alla fine la partita
l’hai giocata con Totti, Perotti, Dzeko, Salah, Bruno Peres. Come si risolvono
quindi questi problemi? Per fare concorrenza alla Juve c’è bisogno di trovare
delle soluzioni.
Spalletti:
È per vincere contro chiunque. Si è visto anche oggi proprio contro la Juve:
non ci sono state giocate eccezionali da parte del Genoa. C’è stata una squadra
che aveva una sostanza intimidatoria da un punto di vista di corsa e dei
contrasti di gioco. Il Genoa ha giocato una partita strepitosa sotto il punto
di vista dell’intensità, come è successo a Bergamo con noi. Quindi bisogna
alzare questo livello qui oppure mantenere la partita su binari più congeniali
a noi, come non sbagliare le palle facili, farla circolare quando
riconquistata, scegliere i momenti giusti quando attaccare, quando partecipare
al possesso, riuscire a comandare la partita.
Spalletti:
Sicuramente sì. È un Campionato che fa vedere che nessuna partita è facile, è
anche per questo che c’è tutto quest’equilibrio, tutto questo bel gruppo di
squadre che sta facendo bene e sono tutte lì insieme a noi. Niente diventa
impossibile, però bisogna portare a casa i risultati e per farlo bisogna
migliorare qualcosa. Considerando le nostre qualità dobbiamo cercare di puntare
forte su quelle, però bisogna migliorare altro, come ad esempio gli equilibri.
Caressa:
Che ci dice di Gerson?
Spalletti:
Gerson è abituato a quel calcio lì. Quando fischiano la punizione al limite
dell’area invece di tornare resta lì a parlare, gli altri battono e resta il
buco perché la interpreta in maniera più facile.
Caressa: L’avevano
presentato come un fenomeno, ma se lo fosse stato l’avremmo già visto, non
credi?
Spalletti:
Secondo me è un buon calciatore. Deve crescere, deve prendere confidenza con il
nostro Campionato perché la qualità ce l’ha e noi non siamo nelle condizioni di
fargli fare delle esperienze con continuità e quindi dovrà essere lui bravo a
mettersi nelle migliori condizioni il prima possibile.
A cura di GIOVANNI ANNUNZIATA